
Quello facilmente visitabile è il nuraghe Crastu 1, mentre il nuraghe Crastu 2 (che dovrebbe chiamarsi nuraghe Alpru) non è in buono stato ed è circondato da fitta vegetazione (nella foto 2 potete vedere la breve distanza che separa i due nuraghi.
Concentrandoci sul Crastu 1, esso è veramente particolare e risulta studiato sin dall’800.
Avendolo visitato in pieno inverno, l’esplorazione è stata suggestiva. Immaginate un nuraghe con due entrate, un piccolo corridoio con pietre grigio-celesti ed un lungo corridoio con varie nicchie, con delle pietre ricoperte di muschio e tutt’attorno il ticchettare costante delle gocce d’acqua che cadono dal soffitto, testimonianza di una pioggia recente.
«All’interno si apre una fra le più belle e ampie camere allungate che io conosca», ha scritto a riguardo l’archeologo Giacobbe Manca. E la camera è veramente bellissima e singolare, non possiamo che essere d’accordo (guardate le varie foto).
L’edificio comprende anche un secondo piccolo vano con ingresso esterno, una sorta di disimpegno dal quale si può accedere sia alla camera detta e sia, tramite una gradinata curvilinea, ad un secondo vano superiore (alla fine delle foto trovate le planimetrie).
In passato è stato definito «a schiena di tettoia» (vedi Spano G. 1867), è stata sottolineata la sua «gran camera ovale» (vedi Centurione, 1888) e classificato come protonuraghe “naviforme” (Manca Demurtas L., Demurtas S. 1991).
Il Crastu risulta annoverato tra i nuraghi con camere embrionali a pianta rettangolare, ovale o anche circolare, singole o multiple (anche definiti come detto dei tipi a camera naviforme, “di transizione” e a tholos embrionale), considerate come esito dello sviluppo dell’originario corridoio e delle nicchie del piano terreno.
Il Crastu 2 (o Alpru secondo le carte del 1847 del De Candia) si tratta di un edificio dalla planimetria insolita, dal «corpo curvilineo-sub circolare» (v. G. Manca), costruito utilizzando come spalla una muraglia presente e con all’interno una camera capiente.
Fonti informazioni:
-G. Manca, “I piccoli grandi nuraghi di Soddì”, in Sardegna Antica, 1997.
-A. Vanzetti, G. Castangia, A. Depalmas, N. Iaolongo, V. Leonelli, M. Perra, A. Usai, “Complessi fortificati della Sardegna e delle isole del Mediterraneo occidentale nella Protostoria”
-A. Moravetti, “Considerazione sui protonuraghi”, in “La Sardegna nuragica, storia e monumenti”.
Come arrivare: nonostante sia in territorio di Soddì, per arrivare ai Crastu bisogna passare da Ghilarza. Prendete come riferimento l’Orgono di Ghilarza e proseguite nella stessa strada. Ad un certo punto sulla sinistra trovate una stradina percorribile a piedi che sale su una collina. Prendete la stradina e seguite le coordinate: 40°8’22”,8°52’1″.
Foto gennaio 2021