Tempio di Domu de Orgia (o sa domu ‘e Urxìa), Esterzili, il più grande tempio a “megaron” nuragico.
Secondo la leggenda, Orgia era una strega, secondo alcuni una fata, che viveva nel tempio. Per non si sa quale motivo, gli abitanti del luogo un giorno decisero di scacciarla dalla propria dimora (secondo altre versioni le uccisero i figli e lei si vendicò nel modo che segue). Orgia se ne andò ma lasciò sul posto due orci: uno pieno di api e l’altro pieno di musca macedda.
La musca macedda era, sempre secondo le leggende, un grosso insetto la cui puntura era velenosa e mortale.
Gli abitanti, nel vedere gli orci ben sigillati, avrebbero ben voluto prendere le api per ricavarne del buon miele ma, nel timore di sbagliare e liberare la musca macedda e quindi andare incontro a morte certa, non aprirono nulla e nascosero sotto terra gli orci.
Si narra che i due orci stanno ancora lì, sotto terra, vicino al Tempio.
Al di là delle leggende, Domu de Orgia di Esterzili è, come scritto, il più grande tempio a “megaron” nuragico finora conosciuto.
Il monumento, costruito in scisto, ha forma rettangolare allungata (m 22,50 x 7,79; spessore murario m 1,32; altezza residua m 2,40 su 9 filari) ed è orientato N-NO/S-SE, con ingresso a S-SE.
Il monumento è preceduto da un vestibolo “in antis” (m 5,15 x 5), costituito dal prolungamento dei muri lunghi laterali del corpo principale e dotato di banconi-sedile lungo entrambe le pareti.
La prima camera, di pianta rettangolare (m 8 x 4,5), è dotata di un largo bancone-sedile di lastre di scisto. Lungo il suo sviluppo è presente una lastra ortostatica che delimitava una sorta di piccolo ripostiglio.
Sulla parete di fondo si apre l’ingresso alla seconda cella (m 3,5 x 4,5), provvista anch’essa di bancone-sedile.
Entrambi gli ambienti conservano tracce del battuto pavimentale, con le impronte delle lastre di copertura.
Il santuario fu edificato nel Bronzo recente, alla fine del XIII sec. a.C. e si sovrappose ad un villaggio nuragico preesistente che occupava la vasta insellatura del Monte Cuccureddì.
Alcune capanne dell’abitato più antico furono inglobate nelle strutture murarie del recinto. Lo scavo di questi ambienti ha restituito pestelli, macine, lisciatoi, denti di falcetto, schegge di ossidiana, ciotole ed olle attribuibili cronologicamente al Bronzo recente e finale.
L’indagine archeologica degli strati superficiali dell’area d’ingresso del recinto ha consentito il recupero di un tesoretto di monete di età romana, che attesta la continuità di frequentazione del sito fino ad epoca storica.
Il recente scavo del vestibolo ha portato al rinvenimento, nel lato d. del bancone-sedile, di una straordinaria composizione di bronzi votivi.
Fonte leggenda: D. Turchi, Leggende e racconti popolari della Sardegna, Ed. della Torre, 1984.
Fonte informazioni: sito Sardegna Cultura
Come arrivare: La struttura è in località Cuccureddì. https://goo.gl/maps/6V3jLPvJZ2inM41G9. Sito non gestito.