
La tomba, assieme a quella di San Giorgio (Sassari), fu la prima “domus a prospetto architettonico” ad essere segnalata, nel 1908, dal francese Francois Préchac e, due anni doopo, da Mackenzie. Quest’ultimo non si rese conto che l’ingresso era dovuto ad un ampliamento verso l’alto del primitivo portello e la descrisse come una «tomba dei giganti scavata nella roccia».
La tomba di Molafà ha un’esedra semicircolare, di circa 10 mt di ampiezza e di 3 metri di altezza. Al centro era ricavata la stele centinata, suddivisa nei due spartiti della lunetta semicircolare superiore.
Il portello originario, orientato a sud-ovest, si apriva nella fascia al di sotto del riquadro inferiore: è stato purtroppo ingrandito nel corso dei secoli, sino a ricavarne una porta vera e propria di 1,50 mt di altezza.
Anche la tomba di Molafà, al pari di molte altre domus a prospetto architettonico, in epoca alto-medievale venne adibita a cappella rupestre: ciò è testimoniato anche da due graffitti, sulla parete N.O. (una croce monogrammatica con le lettere apocalittiche A e Ω e di una probabile croce sul Golgota).
Fonte informazioni: P. Melis, L’ipogeismo funerario della Sardegna nuragica, Carlo Delfino Editore, 2014.
Come arrivare: la tomba la si trova lungo la vecchia strada statale 127 bis. Fermatevi poco prima della stazione ferroviaria e rivolgetevi sulla sinistra (se scendete da Sassari). https://goo.gl/maps/9z5SCBPwQ2bKwo6i8