Nuraghe Oschina (o Oskina), Paulilatino

L’Oskina è un po’ impegnativo da raggiungere: dista 1,5 km in linea d’aria dal famoso pozzo di Santa Cristina e lo trovate in mezzo alla campagna, circondato da fitta vegetazione che rende difficile l’identificazione del villaggio attorno al nuraghe.

Quel che maggiormente colpisce è la torre, alta più di 10 metri, circondata da un bastione a forma ellittica.
Tutto attorno, come detto, i resti di un villaggio nuragico.
La tholos integra vi incuriosirà per il fatto che, oltre a due nicchie contrapposte, presenta, sopra la nicchia di sinistra, un ingresso sopraelevato di una scala che conduce al piano superiore (guardate le foto dell’interno, successive a quelle con il drone).

La camera superiore è crollata ma la riviviamo con le parole del 1888 del gesuita Alberto Maria Centurione: «Incontrasi, è vero, anche in qualcuno de’ Nuraghi maggiori, quale l’Oschina di Paulilatino, una camera superiore che è piccola fin oltre alla metà dell’inferiore ed insieme non ha luce ed aria che da un finestrino. Ma che? Veggasi il suo spaccato. Qui si scorgono invertite con largo compenso le parti. Perché la gran camera da basso ha porta ben alta con sopravi altro spiraglio, ed è protetta dinanzi all’uscio da una mezzaluna sporgente sopra erta ripa».

Un altro nuraghe affascinante che vi susciterà tante emozioni.

Fonti informazioni:
-A.M. Centurione, “Studi recenti sopra i nuraghi e loro importanza”, 1886
-Sequi, “Manuale per conoscere 90 grandi torri megalitiche della Sardegna, 1985.

Come arrivare: Su Google Maps lo trovate qua: https://goo.gl/maps/zwjJeapUQ2a6TNhK7. Le coordinate
sono 40°3’32”,8°45’2″. Da Paulilatino procedete verso sud da via Brunelleschi fin dove vi porta la
macchina. Poi parcheggiate e proseguite a piedi cercando qualche sentiero tra la vegetazione.
Non andateci quando piove: il termine Oschine, da connettersi con l’appellattivo oscheddu o ischeddu,
pare voglia significare “fango, melma”, ed effettivamente tutto attorno si riempie di fango.