
La sensazione è come trovarsi in mezzo ad una foresta, lontano da tutto e da tutti, lontano dallo spazio e dal tempo.
Il monumento in questione è uno dei più importanti ipogei “a prospetto architettonico”, scavato su un affioramento isolato di calcare, in un ripido pendio.
L’orientamento è a est-sud est.
La facciata presenta un’ampio arco, al centro del quale troviamo la stele centinata, rilevata rispetto alle fiancate.
La parte inferiore della stele, risulta divisa mediante una fascia, dal soprastante motivo a lunetta.
Dietro il portello d’accesso, si apre un breve corridoio, che immette in una cella di pianta ovale, dove si aprono sopraelevate, una nicchia per lato.
Vicino all’ingresso è scavata una seconda fossetta, più piccola e decentrata, nella quale converge una canaletta, che attraversa anche il piano pavimentale dell’esedra.
Per creare l’esedra superiore, la roccia è stata tagliata in superficie e al centro è stato realizzato il tumulo.
Quest’ultimo, in prossimità della stele, conserva la traccia di due fori, dove venivano infissi i betilini, che esprimono concetti magico sacrali.
La tomba è da interpretarsi come un esempio di sopravvivenza della tradizione ipogeica nell’età del Bronzo.
Fonti informazioni: P.M.Derudas, Il territorio dalla preistoria al medioevo, riportato nel dell’Unione del Coros.
Come arrivare: dal centro di Documentazione di Tissi (ex mattatoio), si prosegue a piedi per cinquanta metri, verso l’uscita per Sassari, svoltando a destra e seguendo un tratto di strada per circa duecento metri. Da qui, seguendo l’indicazione, si prende la scalinata e si attraversa un sentiero in pietra, che conduce ai piedi dell’ipogeo.