Nella splendida isola di San Pietro, territorio del Comune di Carloforte, sono stati individuati quattro nuraghi: Papassina, Laveria, Bricco del Polpo e Lille.
Si tratta purtroppo di monumenti in cattivo stato di conservazione, diroccati e/o inglobati nella vegetazione.
Il sito nuragico apparentemente più interessante è il nuraghe Papassina, ubicato sulla sommità di una ripida collina in località Tanche posta 190 m a Sud Est del rilievo di Montagna di Ravenna.
Nel 1988 l’archeologo Giovanni Lilliu, in una lettera all’allora assessore Giovannino Sedda, scriveva: «Il nuraghe pare essere di pianta complessa nel senso che alla primitiva torre rotonda, eminente, si addossavano murature sussidiarie, intervenute successivamente allo scopo di ampliare e meglio munire il fortilizio originario.
Nel punto più alto della collina, poco discosto dal ciglio precipite, si osserva il giro quasi completo della torre maggiore del diametro di circa otto metri; il vano rotondo che si presume costituire l’unico ambiente dello stesso, è ripieno completamente di pietre e di terra.
Della torre si scorgono due filari di pietre trachitiche del posto, da supporre collocati a livello non lontano da quelle di fondazione della fabbrica.
Poco più in basso della medesima torre, a questa aderente, si evidenzia un tronco leggermente curvilineo di muratura che forse cingeva uno spazio aperto (cortile?).
Ancora più in basso, sull’asse del nuraghe, appare parte di un piccolo edificio circolare, di rozzo aspetto, forse resto d’una capanna nuragica.
L’insieme di Sa Pabassina dimostra l’esistenza d’una costruzione d’un certo rilievo di età nuragica evoluta (seconda metà II millennio a.C.), che spicca in confronto agli altri nuraghi dell’isola di San Pietro.
Il complesso si distingue per la posizione panoramica, per respirare in un contorno ambientale reso assai pittoresco dai colori della ricca e ben conservata vegetazione di macchia mediterranea, per la suggestione che ha in se un monumento che ha attraversato secoli di storia e vicende autonome di vita.
Non mancano dunque qualità e stimoli vari per un intervento volto a valorizzare il tutto. Pare allo scrivente che l’insieme di Sa Pabassina giustifichi uno scavo archeologico, ma questo non dovrebbe essere disgiunto dall’acquisizione dell’area e dalla costituzione d’un parco archeologico-naturalistico.
In tal modo l’opera umana del passato si spiegherebbe interamente in quanto restituita razionalmente al supporto d’una natura che non è molto diversa da quella del tempo dei nuraghi».
Scavi ne sono stati fatti ma il nuraghe è sempre più immerso nella vegetazione.
Sulla sommità del rilevo è visibile una torre di planimetria sub-circolare, con diametro di 7.60 m; la muratura perimetrale è costituita da blocchi di trachite di medie e grandi dimensioni, appena sbozzati.
L’interno della struttura è obliterato da terra e materiale di crollo ed è ricoperto da fitta vegetazione, elementi che hanno impedito di individuare la posizione dell’ingresso e di leggere l’articolazione degli spazi interni.
Circa 20.50 m a NE si apre nel terreno un’apertura corrispondente alla sommità sfondata di una tholos circolare realizzata con blocchi appena sbozzati di medie dimensioni e verosimilmente da interpretare come silos o cisterna per acqua.
Circa 8.20 m a N è stata individuata una seconda torre, del diametro di 6 m che si conserva in elevato per due filari di blocchi nel lato N/NO con altezza residua di 0.75 m.
Fonte informazioni: la descrizione sul nuraghe è stata presa dalla relativa scheda pubblicata sul Catalogo di Sardegna Cultura; la lettera del Lilliu è stata pubblicata sul sito https://www.isoladisanpietro.org., a cura di Salvatore Borghero Rodin.
Come arrivare: le coordinate sono 39°9’0″N, 8°15’7″E. Lasciare la macchina subito dopo la fermata dell’autobus “Tanche” e proseguire a piedi lungo la strada sterrata. Attenzione: la strada prosegue in terreni privati, per cui bisogna chiedere il permesso.
Ci segnalano in realtà un percorso libero scaricabile da qui: https://www.sentiericarloforte.it/punti-di-interesse/nuraghi. Si prende la sterrata per Calavinagra e poi una stradina secondaria sulla sinistra che, in meno di mezz’ora, porterebbe al nuraghe.
Il nuraghe, come si vede, è inglobato dalla vegetazione e la collina si presenta alquanto ripida. Le foto con il drone sono di giugno 2024.