
Alle pendici del Monte Santo, in territorio di Mores, è presente un masso calcareo isolato, di forma tronco piramidale rovesciata, scavato in età preistorica per realizzare due domus de janas sovrapposte: una inferiore con ingresso rivolto ad est, l’altra superiore con ingresso orientato verso nord.
Esse sono state riutilizzate come luogo di culto cristiano intitolato a Sant’Eliseo, in età verosimilmente paleobizantina.
Altri esempi in Sardegna di questo riutilizzo sono da rinvenirsi in Santu Pedru ad Alghero, struttura ad aula unica biabsidata che nel VI-VII secolo rifunzionalizzava una domus de janas appartenente ad una più vasta necropoli prenuragica, nella chiesa di Filigheddu nel territorio di Sassari e nella chiesa di Sant’Andrea Priu a Bonorva, anch’essa ricavata da una domus de janas (la tomba del capo),
riutilizzata in periodo paleocristiano e paleobizantino.
L’utilizzo come struttura cultuale, in epoca paleobizantina, del Crastu de Santu Liseu potrebbe essere storicamente correlato alla presenza, nel pianoro di Monte Santo, della chiesa dedicata ai Santi Enoch ed Elia eretta tra XI e XII secolo.
Allo spazio cultuale si accedeva attraverso una porta di ingresso rivolta a nord, caratterizzata da un arco vagamente a tutto sesto sottolineato da una ghiera.
Alla base sinistra dell’ingresso è visibile, parzialmente interrata, una nicchia alta circa 55 cm con funzione probabilmente sepolcrale.
La porta di ingresso immette ad un ristretto atrio vagamente pentagonale, attraverso il quale si accedeva all’aula di culto di forma esagonale, contraddistinta nel lato est dalla presenza di manufatti preistorici, tra cui una vaschetta prismatica e un sedile ottenuti mediante la lavorazione della roccia.
Nel lato sud, col ricordato sedile, si apre una bassa porta immettente in un vano quadrato la quale presenta degli alloggiamenti quadrangolari escavati nella roccia per l’accoglimento di stipiti lignei.
A est della porta è presente una piccola nicchia con una mensola aggettante, sul cui fondo fu incisa una croce monogrammata.
Proseguendo verso il lato sud-est della chiesa si giunge ad una porta, che permette l’ingresso nel bema, sormontata da un’architrave originariamente ospitante una croce potenziata bizantina.
Il bema, a pianta quadrangolare e caratterizzato da un soffitto piano, è illuminato da una finestra (ottenuta dal riuso di un’apertura della domus de janas), che si apre nel mezzo della parete sud-ovest.
Nella parete nord-ovest del bema, forse originariamente chiuso da un’iconostasi lignea, sono addossati due blocchi di forma irregolarmante parallelepipedea, forse utilizzati come supporto per una verosimile mensa d’altare, comunque non archeologicamente documentata.
Sulla parte fronte all’altare è stato ricavato dal banco funerario preistorico.
Presso la parete est è stata aperta una cavità, forse utilizzata per la raccolta delle acque lustrali durante la celebrazione della messa.
Fonte informazioni: Fabrizio Sanna, “Un esempio di architettura rupestre di età bizantina nel nord Sardegna: su Crastu de Santu Liseu”, in G. Strinna e G. Zichi (a cura di), S. Elia di Monte Santo: il primo cenobio benedettino della Sardegna tra storia, arte e devozione popolare, 2017.
Come arrivare: da Mores prendere la strada per Ardara (SP20). Dopo circa 3 km, in prossimità di una curva, troverete sulla sinistra un cartello segnalatore. Prendere la strada sterrata e proseguire sino a questo punto, dove troverete un altro cartello: 40.568116140367316, 8.795246578125413. Lasciare la macchina, oltrepassate il cartello e seguite il sentiero sulla destra che sale. Dopodiché troverete sulla sinistra un cancello: oltrepassatelo e dirigetevi verso il punto indicato anche da Maps. Vedrete da lontano il grosso masso (si vedano le ultime foto).